Marzo ha portato con sé la neve: precipitazioni diffuse nella parte settentrionale del Bellunese, ma anche nella fascia prealpina, con gli immancabili disagi. I vigili del fuoco sono intervenuti per diversi recuperi di mezzi pesanti rimasti bloccati a Nord di Cortina e a Pieve di Cadore. Per evitare situazioni di pericolo, i principali passi dolomitici sono stati chiusi al traffico, anche perché il territorio sta ancora facendo i conti con gli effetti di Vaia, e i siti valanghivi sono molti di più rispetto a un tempo. Chiudere il Fedaia, il Giau, il Pordoi e gli altri valichi è stata una scelta dettata anche dalle quantità di neve depositatesi nel giro di poche ore: 40 centimetri a Cortina, 45 sul Falzarego, 45 a Misurina, 60 ad Arabba. Di fatto, la neve si è presentata dai 600 metri in su. Questa la situazione a Col Melon, nel Feltrino, un’area in cui il manto bianco ha coperto i resti di due incendi recentissimi, sviluppatisi a loro volta in mezzo alle piante sradicate dal vento nell’ottobre del 2018. I boschi sono indeboliti, e ancora oggi, a un anno e mezzo di distanza da Vaia, riservano qualche sorpresa. La caduta di alcune piante in valle del Boite ha causato interruzioni dell’elettricità a Borca e Cortina. A Belluno, non è stata la neve a colpire, ma la pioggia: in via Miari, sito storicamente interessato da una frana, si è verificato una piccola colata che ha portato alla chiusura della strada.