Filomena Agnoli era nata nel 1894 a Vallesina, frazione di Valle di Cadore, e durante la Grande Guerra visse un’esperienza incredibile, l’incontro con un giovane sergente di sanità: Angelo Roncalli. Era una sera del settembre del 1915, quando attorno alla fontana Filomena vide un soldato attorniato da tanti ragazzini. Questo militare parlava con loro e chiedeva dove fossero i loro papà. Essi risposero: “Sulle montagne per fare la guerra”. Di colpo i bimbi smisero di giocare e piombò il silenzio e contemporaneamente li vicino un soldato si mise a piangere. Allora quest’uomo in divisa esclamò: “è per tutti così. Chissà quando torneranno o chissà se li vedranno più! Ma perché non trattare e non mettersi d’accordo fra di loro, piuttosto che mandare a morire tanti innocenti, da una parte come dall’altra? È assurdo! Qualche giorno dopo il soldato tornò e Filomena gli porse un mazzo di fiori e lui iniziò ad offrirli ai suoi commilitoni. Sul volto aveva un sorriso luminoso e trasmetteva a tutti una grande serenità, davvero qualcosa di speciale. Un suo compagno gli confidò: “Il sergente di Sanità è un sacerdote. Ha viaggiato molto. Studia, insegna. Con noi è buono. Si chiama don Angelo Roncalli”. Le sere successive don Angelo tornò, celebrò la S. Messa nella chiesetta di Vallesina e al termine di ogni funzione i soldati si incamminavano con lui in testa, come un pastore col suo gregge. Filomena non lo rivide più. Passarono due guerre mondiali e solamente alla morte del Papa Giovanni XXIII venne a sapere il suo vero nome, Angelo Roncalli. Lo riconobbe da una fotografia, vestito da militare, come lei l’aveva visto 50 anni prima: di colpo le tornarono in mente le parole di pace, di conforto e le carezze del “Papa” date ai ragazzini cadorini in quel travagliato periodo.